Grazie è la migliore preghiera
che chiunque possa dire.
Grazie esprime gratitudine estrema,
umiltà, comprensione.
Alice Walker
“Grazie” è una delle prime parole che s’insegnano ai bambini, dopo “mamma”, “papà” e “ciao”.
Perché? Certamente per impartire loro i rudimenti dell’educazione, ma si sa bene che la consapevolezza del significato delle parole avviene pienamente con le esperienze di vita. Sperimentare l’essere grati a chi fa per noi qualcosa di buono o dice a noi qualcosa di nutriente e gentile, è la maniera fondamentale per contraccambiare il “dono” che ci è stato fatto. E questo, gli adulti dovrebbero saperlo bene, è qualcosa che muove il mondo e le interazioni evolutive tra esseri umani.
Laddove manca apprezzamento e gratitudine, entrano in gioco emozioni negative o, se questo è troppo, aspettative deluse, chiusura, risentimento, squilibrio.
L’etimologia delle parole ci aiuta ad andare all’origine del significato e “grazie” deriva dal latino: è il plurale di “gratia”, che significa amicizia, favore, leggiadria, ma anche, appunto, gratitudine. Tutti termini con una connotazione positiva. Perché bisogna dire che le parole hanno un’energia. Ci sono parole che feriscono profondamente e altre che alleggeriscono l’animo sorprendentemente.
Quindi, dire “grazie” permette l’espressione di un’energia che va al di là del motivo specifico per cui si esprime gratitudine, un’energia che diventa relazione, che coniuga linguaggio e percezioni fino ad innescare l’attivazione di emozioni e sentimenti in chi riceve la gratitudine, ma anche in chi la manifesta. Ecco, quindi, che espressioni come “grazie”, “ti sono grato”, “ciò che fai per me è importante”, “sei stato prezioso”… costituiscono parole che si prendono cura delle relazioni e rispettano emozioni e sentimenti, generando un circolo comunicativo di tipo virtuoso: ringraziando l’altro, lo riconosciamo, ed egli, sentendosi visto, alimenta fiducia in se stesso e negli altri e questa ha un ruolo sostanziale nel modificare la comunicazione e conseguentemente la relazione tra le persone.
Attraverso la gratitudine espressa con le parole e manifestata coi comportamenti, quindi, ci prendiamo cura degli altri. Ecco che quando ringraziare e valorizzare gli altri diventa un moto dell’animo, si crea lo spazio per generare un’abitudine nella sua accezione migliore: qualcosa che viene naturale, che non richiede sforzo, che produce benessere senza accorgersene.
Dott.ssa Irina Boscagli
Psicologa Psicoterapeuta a Firenze
Psicologa Psicoterapeuta a Firenze
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