“Il legame di ogni rapporto, sia nel matrimonio, sia nell’amicizia, sta nella conversazione.”
Oscar Wilde
“Lui non capisce quello che voglio dire” – “Ogni volta che le faccio notare un qualcosa sul suo comportamento, lei mi aggredisce” – “Quando cerco di entrare nel merito delle nostre questioni, lui si chiude e alza un muro” – “Mi ferisce così tanto quando mi dice certe cose, che resto bloccato nella mia insicurezza”
Quante frasi come queste si sentono pronunciare in merito alla comunicazione tra partners!
Molto spesso nella coppia in crisi, infatti, si assiste ad un grave problema comunicativo, in cui predomina un linguaggio accusatorio e di svalutazione nei confronti del compagno/a che genera chiusura.
Succede, così, che i due partners si trovino in situazioni emotive molto frustranti all’interno delle quali emergono disagi, malintesi, sofferenze, rancori, insoddisfazioni che li allontanano emotivamente ed affettivamente l’uno dall’altra.
Ecco che nasce l’esigenza prima di capire come funziona e poi di mettere in atto una buona comunicazione!
È spesso necessario un approccio pedagogico-educativo al problema, prima che terapeutico, finalizzato ad insegnare alla coppia ad esprimersi in maniera efficace. La premessa da fare è che nella coppia ognuno porta il proprio “corredo” di fantasie, bisogni, paure, desideri, aspettative che scaturiscono da un modello relazionale che si è formato all’interno delle interazioni familiari vissute fin dalla nascita (un “copione” ben nutrito che va ad incastrarsi in modo dinamico con quello del partner). Ma è anche importante considerare che, se in una coppia c’è la propensione a dare e a ricevere soddisfazione, si crea un’atmosfera positiva e i due partners si sentono nutriti e gratificati, perché il fatto di sapersi nutrire emotivamente aiuta a risolvere la crisi e ad avere più tolleranza di fronte al conflitto. Rispetto alla gestione dei conflitti è fondamentale dare peso alla forma del contenuto perché durante i litigi le persone parlano molto, ma non si ascoltano. E in merito al modo di stare nei conflitti entrano anche in gioco differenze di genere: gli uomini sono biologicamente programmati per ritirarsi dai conflitti, le donne sono molto più capaci di sostenerli e gestirli.
Pertanto, i presupposti perché una buona comunicazione sia possibile si fondano sul volgere l’attenzione, in primis su ciò che ognuno porta all’interno della comunicazione di coppia, e poi su come esplicita tali contenuti.
Si tratta, innanzitutto, di:
Per esempio è importante stimolare i partners a domandarsi:
Avviare riflessioni interne di questo tipo permette di sganciarsi dalla convinzione comune che spetta all’altro cambiare, con tutto ciò che ne consegue in termini di attivazione di una modalità relazionale responsabile, adulta e proattiva!
E quando questo processo si mette in moto all’interno della coppia, prende il via lo sviluppo di una comunicazione più chiara ed appropriata, di una capacità di comprensione del punto di vista altrui con il riconoscimento della validità della prospettiva dell’altro, di uno sperimentare il sentimento di gioia nel sentirsi autenticamente ascoltati e capiti. In poche parole si entra nella dimensione della comunicazione empatica!
Laparola empatia si può tradurre con “la capacità di mettersi nei panni dell’altro”, entrare un po’ nel suo mondo, nei suoi modelli di riferimento per cercare di comprenderlo più intimamente, “come se” fossimo l’altra persona. E porta con sé anche il permettere che l’altro entri dentro di noi, autorizzandolo a verificare i nostri confini a livello emotivo, psicologico, cognitivo, mettendo in luce la loro flessibilità, pur mantenendo ben chiara e definita l’identità individuale così autenticamente diversa da quella dell’altro. Più facile a dirsi che a farsi a volte, è vero, perché implica una buona integrità, autostima e autonomia! E’ proprio qui che si vanno ad incuneare alcune barriere comunicative, ossia sono proprio la bassa autostima, le insicurezze e la dipendenza che sprigionano meccanismi difensivi nella direzione del controllo, della chiusura, del pregiudizio, della permalosità, della rigidità di pensiero. Ed ecco che hanno terreno fertile ostacoli comunicativi come: interrompere, giudicare, offrire consigli, minacciare, accusare, svalutare, deridere, generalizzare, incalzare, imporre, interpretare.
Quindi, poiché ascoltare è l’azione che maggiormente rappresenta una “carezza”, e garantisce un’accoglienza quasi magica offrendo la sensazione di essere im-portante (portare dentro l’altro), un buon ascolto, privo di interpretazioni, consigli, e giudizi, crea uno spazio per far emergere i bisogni ed esprimere le richieste in maniera funzionale. Si crea un clima di fiducia tale da consentire all’altro e a se stessi di sentire un senso di sicurezza e di integrità emotiva dove è possibile confrontarsi e anche scontrarsi con l’altro. Perché il conflitto non è di per sé da evitare, ciò che conta è eliminare il carattere di minacciosità dal conflitto, che, qualora si protraesse nel tempo, metterebbe a dura prova la tenuta del livello affettivo della coppia.
Ecco che creare ascolto, fiducia, e buona comunicazione, permette di lavorare sulle possibilità dei partners di ritrovarsi, focalizzando l’attenzione su quelle risorse già presenti nella coppia, ma che i due in quel periodo storico non sono più capaci di vedere o di valorizzare.
Dott.ssa Irina Boscagli
Psicologa Psicoterapeuta a Firenze
Psicologa Psicoterapeuta a Firenze
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