In casi come questi, mai vissuti in precedenza, oltre al virus e all’emergenza sanitaria, dobbiamo affrontare il panico, l’ansia, lo stress generati nelle persone da un evento così imprevisto.
Innanzitutto, occorre privilegiare fonti d’informazione ufficiali, evitando d’imbattersi in fake news o notizie false.
Sempre a proposito delle informazioni è importante scegliere non più di 2 momenti al giorno per informarsi, evitando di tenere continuamente accesi radio e televisione o di andare frequentemente su internet, perché informarsi in modo eccessivo e compulsivo accresce l’ansia e sollecita emozioni come la paura, alimentando quindi una condizione di allerta, e questo non è buono per il sistema psicofisico individuale.
Prima di tutto sapere di star rispettando le regole imposte dalle autorità è già un passo per mettere in atto un comportamento sicuro rispetto al contagio (anche se non è garanzia di non essere stati contagiati).
Rispetto alla tensione emotiva, quando la paura diventa terrore spinge a comportamenti che possono diventare dannosi. E’ importante, quindi, cercare di rimanere centrati, pensare con la propria testa, perché questo ci aiuta a mantenre una sicurezza interiore, un centro interiore di tranquillità. Più ci lasciamo raggiungere e invadere da continui stimoli di allarmismo e paura, più attiviamo le parti arcaiche del nostro cervello, non razionali, che ci spingono alla paranoia e all’aggressività.
Una cosa che ritengo importante per gestire lo stress dell’emergenza è che la situazione di clausura forzata che ci è stata imposta per impedire ponti di contagio tra le persone, è fondamentale cercare di viverla attivando il più possibile pensieri positivi, o se non altro, cercando di ristrutturare i pensieri negativi, che invece alimentano l’ansia. Dopo aver legittimato i pensieri negativi nel loro farci percepire precari, incerti, intrisi di vulnerabilità, occorre lasciarli andare, rifugiandosi nell’idea non così bislacca che è possibile che si affacci qualcosa di costruttivo, creativo, potente sotto questa coltre di insicurezza, quando la situazione si sarà normalizzata. Secondo me, il trasformare i pensieri catastrofici in questo momento così particolare passa attraverso l’allargamento della visuale dall’individuo alla comunità: cominciare a dirsi “siamo tutti nella stessa situazione”, “il virus non fa differenze di genere, di status, di provenienza” attiva un senso di appartenenza che al popolo italiano per ragioni storiche manca, e l’obiettivo del contenimento del contagio con le restrizioni imposte dal governo diventa un grande scopo comune, come mai prima d’ora sentito dalla collettività intera.
Ecco, credo che iniziare dal pensare questo aiuti a sentire che si muovono dentro ognuno di noi energie costruttive canalizzabili verso il bene comune, e ciò può smorzare, diluire, stemperare le emozioni negative acute come la paura del singolo che può diventare il panico della massa.
Penso anche che ciò che stiamo vivendo stia restringendo, nel senso di mettendo dei confini al senso di onnipotenza e invulnerabilità dilagante nella società moderna, cosa che se è vero che può generare sensazioni di incertezza e fragilità, può anche nutrire e rinforzare il senso di responsabilità e di coscienza civile. E poi finalmente può essere l’occasione per imparare ad accogliere e ad amare la nostra vulnerabilità, i nostri aspetti fragili recuperando umiltà, empatia e compassione verso il prossimo e la sua sofferenza.
Tornando alla dimensione individuale, possiamo gestire lo stress della situazione in corso aiutando il nostro sistema immunitario, nutrendo quindi, un campo sicuro dentro di noi, dove ci siano le relazioni che per noi contano davvero. E in questo la tecnologia ci offre aiuto: possiamo fare videochiamate con chi non abita con noi, ma a cui vogliamo bene, possiamo quindi confrontarci e confortarci a vicenda, possiamo utilizzare il tempo dilatato delle giornate dentro casa per riscoprire la bellezza di azioni fatte frettolosamente tutti i giorni, dedicarci agli interessi che di solito ci lamentiamo di non aver il tempo di coltivare (leggere, guardare film, giocare coi bambini che ora sono a casa, cucinare, riposare, ma anche fare yoga, provare esercizi di meditazione che si è sempre detto voler provare a fare ma mai si è trovata la tranquillità giusta per farli…). Alimentare la nostra energia interiore, la nostra vitalità! Tutti ingredienti che al virus non piacciono o piacciono poco! Cercare il più possibile di stare bene, aumentando le nostre endorfine per proteggersi!
Dott.ssa Irina Boscagli
Psicologa Psicoterapeuta a Firenze
Psicologa Psicoterapeuta a Firenze
Iscrizione Albo n. 2569
P.I. 05001300481
boscaglii@gmail.com
+393487769607